Dimissioni e licenziamento: l’importanza di conoscere i propri diritti

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In un momento di difficoltà economiche che non tardano a placarsi, avere un lavoro non sempre è sufficiente per riuscire ad arrivare a fine mese. Ancor peggio, purtroppo, è non avere un impiego oppure perderlo all’improvviso.

Molto spesso, infatti, le crisi aziendali o comportamenti discutibili delle imprese portano a licenziamenti individuali o collettivi. In altri casi, invece, la situazione diventa talmente pesante ed insopportabile che il lavoratore è costretto ad andarsene di sua iniziativa, mediante le dimissioni, oppure deve convivere per anni in contesti decisamente poco incoraggianti.

E’ chiaro che in situazioni come queste, tutelarsi diventa indispensabile : è fondamentale conoscere i propri diritti prima di agire, così da facilitare le proprie scelte. Ciò non deve assolutamente far pensare che ci si può difendere senza avvalersi di un avvocato ma, comunque, accrescere la propria cultura personale è un primo passo verso l’indipendenza personale ed una maggiore autostima.

Dimissioni e disoccupazione: come funziona?

Se per il licenziamento la situazione è abbastanza lineare, per le dimissioni è un po’ diverso. Molti hanno paura di lasciare il lavoro di propria iniziativa perché hanno il timore di cosa accadrà in futuro se resteranno senza reddito. Dimissioni per giusta causa e disoccupazione vanno a braccetto, nel senso che è possibile ricevere il sussidio (NASPI o disoccupazione agricola) se si lascia volontariamente il lavoro per questo motivo.

Il sussidio, ricordiamo, copre la disoccupazione involontaria : tuttavia una sentenza della Corte Costituzionale ha equiparato le dimissioni per giusta causa (le dimissioni, in linea di principio, sono un fatto volontario e unilaterale) alla involontarietà del licenziamento perché la scelta del lavoratore deriva da dinamiche che non dipendono del tutto dalla sua iniziativa.

Ma quando ricorre la giusta causa per le dimissioni ?

L’INPS, attraverso una circolare, ha emanato una casistica che mette insieme varie ipotesi come la mancata corresponsione dello stipendio, il mobbing, variazioni decisamente notevoli delle mansioni, molestie sessuali eccetera. Ovviamente, se non ricorrono queste ipotesi non si tratta di dimissioni per giusta causa e non tocca alcun sussidio.

Ciò rappresenta un’arma importante per il lavoratore che non si vede costretto ad accettare condizioni ingiuste, spaventato dall’opzione di rimanere senza reddito. Una strada da perseguire, quindi, se ci si vuole liberare di un impiego opprimente senza farsi mai mancare di rispetto.

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